Fare la differenza

 


   Era inverno. Infuriava un vento gelido, tale da far rabbrividire anche i più coraggiosi. Fra bancarelle che chiudevano in fretta e furia, gente che gridava l'un l'altro e quelli che correvano a mettersi al riparo, in piazza regnava il disordine più assoluto. La maggior parte delle persone cercava di mettersi al sicuro, ma Valentino aveva fretta di raggiungere il vicolo di casa.

La folla gli sfilava intorno mentre lui tirava avanti, incurante, pregando che quella sensazione di oscura minaccia fosse solo una sua impressione.

Giunse finalmente davanti al portone. 

Stava per varcare la soglia quando sentì una voce femminile, stridula e penetrante, chiamare il suo nome. Sussultò e si voltò di scatto. 

Si trattava di Gisella, una vecchia compagna di scuola. Non la vedeva da molti anni, però la riconobbe subito.

«Valentino, mi riconosci? Sono Gisella.»

Lui la guardò sorpreso, con curiosità: «Certo che ti riconosco, quanto tempo è passato! Come stai?»

La ragazza sembrava agitata e molto preoccupata: «Non bene, Valentino – rispose con un gemito a filo di voce. - Ho appena subito uno scippo. Mi hanno derubato della borsa con tutti i documenti, il portafoglio e il cellulare. Non so cosa fare.»

Valentino rimase scosso della disperazione sul suo volto. Aveva sentito dire che non era stata fortunata nella vita, ma non si aspettava di vederla in quelle tristi condizioni: «Che cosa è successo esattamente, spiegami?»

«Stavo uscendo dal bar all'angolo, avevo appena preso un caffè. È accaduto in un attimo. È arrivato un tizio strano, in motorino, ha tirato via la mia borsa con forza e mi ha fatto cadere. Che tonfo! Ho sbattuto la testa e adesso ho un gran male» così dicendo barcollò. Valentino si piegò per soccorrerla, ma era troppo tardi. Gisella aveva perso conoscenza, proprio lì, davanti ai suoi occhi.

Fortemente impressionato chiamò subito un'ambulanza e cercò di rianimarla: «Che cosa posso fare per te, Gisella? Come posso aiutarti?» insistette, ma lei non rispondeva.

Il vento gelido continuava a soffiare, ma Valentino, pienamente concentrato sulla salute della vecchia amica, non si preoccupò di nient’altro e non si accorse di nulla.

Attese l'arrivo dell'ambulanza. Sentiva il cuore battergli forte nel petto, ed era furioso, così furioso con il mondo intero, che si dava dello stupido per essere stato tanto distratto da non rendersi conto subito che lei aveva bisogno di aiuto. Le rimase accanto, guardingo, per tutto il tempo necessario, e fu presente mentre i soccorritori cercavano di salvarle la vita. Era in coma, gli dissero infine, e il suo futuro era incerto.

Quando capì che non poteva fare più nulla, andò via chiedendosi se avesse fatto abbastanza per evitare quello che era successo. Intanto era ancora inverno, il vento gelido continuava a soffiare anche più forte di prima, ma adesso il mondo gli appariva diverso.

Si rendeva conto di quanta fragilità ci fosse intorno a lui, quanta sofferenza, e quanta disperazione.

Si disse che non poteva più ignorare tutto quello che gli succedeva intorno, doveva fare i conti con sé stesso, una buona volta. Entrato in casa cercò di distrarsi con la tivvù accesa, ma non riuscì a concentrarsi, la sua mente era troppo occupata dal pensiero di Gisella.

Il rumore delle imposte che sbattevano lo faceva rabbrividire. Emettevano un suono che non aveva mai sentito o notato prima, preoccupante, che portava con sé la minacciosa promessa di un pericolo.

Passarono giorni, poi settimane, e Valentino non riusciva a togliersi Gisella dalla testa. Si sentiva colpevole per quello che era successo e sapeva che non avrebbe mai potuto dimenticare il terribile istante in cui l’aveva vista accasciarsi davanti ai suoi occhi come un sacco vuoto.

Venne il giorno in cui decise di andare a farle visita in ospedale. La trovò ancora in coma, ma i medici gli dissero che c'era la possibilità che si riprendesse. Valentino rimase lì, accanto a lei per ore. Le parlò, le raccontò storie divertenti della loro infanzia sperando di farla sorridere.

Non sapeva se Gisella potesse sentirlo, ma confidava che fosse importante per lei la sua presenza.

Una di quelle volte, mentre stava seduto accanto al letto dell’amica, un’infermiera lo avvisò che una donna voleva parlargli. La seguì fuori dalla stanza, fino nel corridoio. Era la madre di Gisella.

«Ciao, signora. Sono Valentino, un amico di Gisella.»

La donna lo guardò con sospetto: «Ah, quindi sei tu. Ho sentito parlare di te.»

«Sì, sono venuto a trovarla. Spero che si riprenda presto.»

La donna lo guardò con un'espressione di tristezza: «Sì, anche io spero, aspetto e spero. Ma sai, la situazione è molto difficile. Non so se si riprenderà mai. E poi, c'è il problema dei soldi. Eh… - sospirò - non so se abbiamo abbastanza per pagare le spese mediche.»

Valentino si sentì colpire e trafiggere da una freccia, fin dentro il petto.

«Posso fare qualcosa per aiutare?» chiese, sinceramente commosso.

La donna sembrò sorpresa dalla sua offerta: «Non so. Non voglio approfittare di nessuno.»

«Non sto offrendo soldi, signora. Voglio solo aiutare Gisella a riprendersi.»

La donna lo fissò intensamente per qualche secondo, poi scosse la testa: «Grazie, Valentino. Apprezzo la tua offerta. Ma non so se ci sia qualcosa che tu possa fare.»

Valentino sapeva che la situazione era disperata, ma non si arrese. Decise di cercare un modo per aiutare Gisella e la sua famiglia, anche se non sapeva ancora come fare.

Tornò a casa e iniziò a cercare informazioni sulle organizzazioni di supporto alle persone in difficoltà. Dopo alcune ricerche, trovò una fondazione che aiutava le famiglie a pagare le spese mediche. Contattò l'ente e spiegò la situazione di Gisella.

Alcune settimane dopo ricevette una loro chiamata. Gli dissero che avrebbero provveduto. Era una notizia fantastica e Valentino si sentì molto sollevato. Andò subito a trovare Gisella per darle la buona notizia. Anche se era ancora in coma, ritenne fosse importante farle sapere che qualcuno si preoccupava di lei.

Il tempo passò e Valentino continuò a visitarla ogni giorno. Le portava fiori e cioccolatini e le raccontava le storie più belle e le sue avventure quotidiane.

Fu un momento di grande gioia per tutti quando un bel giorno Gisella si svegliò dal coma, e poi quando iniziò a fare terapia e a recuperare, sia pure lentamente, le sue forze. Era importante per lui farle sapere che non era sola. 

Una volta dimessa dall'ospedale, la ragazza si trasferì a casa sua per un po' di tempo. Era fondamentale che qualcuno si prendesse cura di lei e l’aiutasse a riprendersi del tutto.

I due trascorsero molte ore insieme, parlando del passato e del futuro. Gisella gli raccontò delle sue paure e dei suoi sogni e Valentino l’ascoltò con attenzione.

Il tempo passò in fretta, e quando si fu ripresa completamente, tornò in seno alla famiglia, intenzionata a ricostruire la sua vita. Valentino la visitava ancora ogni tanto, ma ora era sicuro che sarebbe stata in grado di andare avanti anche senza di lui.

La loro amicizia era stata rinnovata in quella terribile circostanza, quando l’aveva vista vacillare e stramazzare a terra, sul selciato umido e grigio, senza riuscire a rianimarla. 

Era stata una grande lezione, un ammaestramento sulla fragilità della vita e sulla necessità di essere solidali con gli altri.

Quando ripensava a quella tremenda serata, ancora provava tristezza, ma sapeva di aver fatto tutto il possibile per aiutare sia lei che la sua famiglia, e questo gli dava la forza di andare avanti, cioè la consapevolezza di essere in grado di fare la differenza nella vita degli altri.




Commenti

Post popolari in questo blog

Dalla parte di Margherita

La pergamena

L’importanza di fidarsi