La pergamena

 


Era una mattina di sorprese, quella, quando il sole spuntò all'orizzonte e la notte si ritirò con un sospiro. Era il mio respiro, come un occhio che si apre per affacciarsi su un mondo rinnovato, sincronizzato con l'arrivo del nuovo giorno. Un lampo di luce squarciò l'oscurità, mentre il tuono che risuonò come un grido di gioia mi penetrò l'anima, mi provocò un brivido.

Mi trovai in un luogo misterioso, deserto, dove un sentiero ricoperto di foglie rosse mi invitava ad avventurarmi, rischiarato da un raggio di luce. Seguii quel sentiero, e vi scoprii una grotta nascosta tra le rocce umide e calde. Il sole che si rifletteva sulle pareti creava un bagliore magico, e lì, proprio lì, all'improvviso comparisti tu.

Muovevi le mani, ricordo, e il volto verso la luce. Emanavi un'aura di purezza. Notai subito tua madre accanto a te, la sua pelle bianca e morbida, i capelli lisci e scuri che danzavano nel vento pervasi di riflessi luminosi, rossastri. Insieme, avevate l'apparenza di un connubio di bellezza e dolcezza, e rami venivano fuori dal suo grembo, sbocciavano tra le sue braccia.

Avanzai verso di voi con le mani tese. Sentivo l'intera estensione del mio corpo, la carne del mio ventre allargarsi, tutti i miei fori aprirsi. Chissà perché. Fu allora che, come se il sangue che scorreva in me inondasse ciascuna delle mie cavità, avvolgendo la tua testa a mo’ di una corona, le mie mani ti afferrarono delicatamente per le spalle. Udii i tuoi gemiti, ed erano come il canto del giorno, infine si placarono.

Folava attorno la tenera carezza del vento. Scompigliava i miei capelli, frugava fra l'erba al di sotto di noi. Vi era nell'aria un profumo fresco e puro che velocemente si diffondeva in giro, permeava l'atmosfera circostante. E tu, tu eri li, sì, tu c'eri! A un tratto, un tizio mi si avvicinò sorridendo per offrirmi una pergamena. La raccolsi fra le mani, ambedue, la accolsi tra le mie braccia nude e la strinsi al mio petto come fosse una cosa importante. La guardai con gli occhi lucidi di commozione, come fosse un tesoro prezioso.

Il tuo sguardo si voltò a riguardare verso un futuro, un tempo che era stato, un oggi già appartenuto al passato. Ero lì, anch'io c'ero. Ed ero consapevole di tutto ciò. E perché anch'io c'ero udii le tue labbra pronunciare un soave suono che pervase l'intera aurora, e mi cullò teneramente nell'incanto di quel meraviglioso istante.

Sapevo che l'emozione di quelle tue carni, di quella tua pelle carezzevole e calda che aveva accolto per la prima volta il tocco leggero della mia bocca, quella sensazione delle tue dita che mi stringevano, non sarebbero state più le stesse. Mai più. Sarebbero passate via come un'illusione, quell'effimera della giovinezza, e nessuna possibilità di tornare da te.

Non ero io il tuo sangue, non ero io il tuo fiore, e forse tu non mi conoscevi, ma stavo in piedi sul bordo delle ali di una terra rovesciata, a faccia in giù, e ti guardavo da un'angolazione diversa, secondo una prospettiva differente, come se la vita fosse stata incorniciata in un quadro appeso al muro. Allora ti parlai, me lo rammento. Ti parlai con la consapevolezza che un giorno, quando mi fossi svegliata, sarei stata di nuovo null'altro che il silenzio, quello che ora mi circonda. E nel silenzio, il mio sogno mi parlò, anch'esso. Mi parlò, finalmente! La sua voce era come l'eco dei miei passi nel vento e fu nella luce del giorno che la mia mente richiamò il tuo nome.

Mi svegliai. Aprii gli occhi, e un senso di meraviglia e di stupore mi colsero. L'esperienza, come un miraggio, mi accompagnò a lungo, ma il contatto col tangibile svanì per il resto del giorno. Così, mi resi conto del firmamento e provai a contare le stelle. Mi accorsi del frammento di un mondo onirico che si era ormai dissolto lasciandomi solo una memoria, quella di un momento unico, incantevole e perfetto che non avevo mai vissuto.

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