La farfalla sul roseto


Una farfalla danzava sul roseto fiorito. Elisa se ne stava annoiata, seduta sulla sua poltrona di vimini, ad ammirarla. La calda serata primaverile era silenziosa, la luce del tramonto illuminava delicatamente il suo viso. 

Il suono di un clacson in lontananza interruppe il suo momento di pace. Si alzò speranzosa nell'arrivo di qualcuno che la emozionasse un po’. 

Nico la guardò alzarsi infuriato e sbottò fremente di ira: «Dove stai andando?» 

Lei ne fu sconcertata e spaventata, colpita dall'insolita reazione: «Sto solo andando a vedere chi è arrivato» rispose timidamente.

Lui mostrò di non crederle, quando ad un tratto la sua attenzione fu richiamata dal volteggiare del lepidottero sulle rose rosso acceso del giardino, e il suo sguardo ne restò calamitato.  

Elisa gli si avvicinò: «Stai bene?» gli chiese.

Nico si voltò, le si accostò e le bisbigliò qualcosa all'orecchio, poi le afferrò la mano e gliela strinse con forza. Colta da un fremito di paura improvvisa e di sospetto, la giovane non seppe in quale modo reagire: non lo aveva mai visto comportarsi così, non sapeva che cosa aspettarsi.

Si sentì ancora più innervosita quando, di lì a breve, un tale misterioso si presentò alla porta di casa e chiese di parlare con Nico. All’udirne il nome, Elisa tremò di irrazionale spavento: si chiamava Jack, e sembrava essere un vecchio amico del fidanzato. 

Sola nella sua stanza, Elisa si sforzò di ritrovare la calma, ma i suoi sensi erano allertati, i pensieri turbolenti. Sentì un grido e si precipitò a vedere. Lo trovò steso a terra e privo di sensi.

«Cosa è successo? - gridò terrorizzata – Nico, Nico, cosa è successo?»

Non ci fu alcuna risposta, ma la stanza sembrava libera: nessun segno di Jack o di chiunque altro.

Si accasciò sul pavimento e pianse per la disperazione. 

Tornò in giardino e la farfalla era ancora lì. Notò un oggetto brillante per terra, davanti ai suoi piedi. Si chinò: era una piccola spilla d'oro con incisa una forma familiare.

Rammentò con sorpresa che lo stesso simbolo, un tridente, Nico ce l’aveva tatuato, a colori sgargianti, sul braccio destro. Si rialzò e considerò lo svolazzante insetto: fatto curioso, aveva un segno distintivo sulla piccola ala sinistra, un disegno nero che ricordava un tridente. 

Il cuore le sobbalzò in seno e per un breve attimo le si fermò in gola: com’era possibile? Ricordò di avere letto da qualche parte che la farfalla era il simbolo di una banda criminale della zona e si sentì anche più sola e spaventata. Infine decise di farsi forza e di resistere per amore della verità e della giustizia, se ancora ve ne era una: meritava una spiegazione, eh sì, la meritava. 

L'unico indizio che aveva era la spilla, ma era disposta a tutto pur di proteggere sé stessa e quelli che amava.  Percepì un rumore provenire dalla strada e si voltò a guardare.

Il detective valicò il cancello ed entrò nel giardino con fare deciso, le si fermò davanti, la guardò negli occhi, estrasse il tesserino e chiese: «Cosa sta succedendo qui, signorina?»

Lei gli mostrò la spilla, gli fece notare l’incisione, gli raccontò della visita di Jack e dei suoi sospetti. Il detective l’ascoltò attentamente, poi chiuse l’argomento affermando con schiettezza: «Siamo qui per arrestare il tuo fidanzato - disse con freddezza. - È coinvolto in un traffico di droga che ha causato la morte di tuo fratello maggiore.»

Elisa restò senza parole, il cuore spezzato per la notizia, tuttavia sollevata dall’ansia che l’aveva oppressa ultimamente. Nel frattempo Nico s’era ripreso. Lo portarono via in manette.

Rimase da sola, come trasognata, lo sguardo avvinto dal volo dell’ignara farfalla ancora danzante al di sopra del roseto odoroso. 

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